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—————————————————RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VALLE!!!

~ 06 Ottobre 2012

—————————————————RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VALLE!!!

Archivi della categoria: Articoli

#StopBiocidio

29 martedì Ott 2013

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli, Eventi

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ambientale, ambiente, Beta-HCH, biocidio, Campania, colleferro, Coordinamento Valle del Sacco, Csoa La Strada, CVS, diritto alla salute, Inquinamento, La strada, Lazio, malattie, manifestazione, mobilitazione, paliano, Regione Lazio, salute, Stop Biocidio, stopbiocidio, terra dei fuochi, Territorio, Tumori

Giovedì, 24 ottobre, alle ore 18.00 presso il Csoa La Strada si è tenuto il primo partecipato incontro tra comitati, associazioni, coordinamenti, realtà sociali e cittadini convocato per discutere in maniera inclusiva e allargata della costruzione nel Lazio di un percorso #StopBiocidio. Il Biocidio è l’esposizione sistematica delle popolazioni ad incrementi esponenziali del rischio di contrarre tumori e altre malattie a causa della devastazione ambientale del territorio. Una mobilitazione trasversale che nasce nella terra dei fuochi in Campania e che sta germogliando anche nel Lazio.
Il Coordinamento Valle del Sacco ha aderito all’appello Stop Biocidio per partecipare alla costruzione di un percorso regionale di mobilitazione in difesa del diritto alla salute. Di seguito l’appello http://asud.net/stop-biocidio-dalla-campania-al-lazio/
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Roma, Sottile Sceglie I Quattro Siti Per I TMB Nella Provincia

16 mercoledì Gen 2013

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli

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AMA, ambiente, Autostrada, Clini, Colari, Combustibile Derivato da Rifiuti, Comunità Europea, Coordinamento Valle del Sacco, CVS, decreto, immondizia, Inceneritori, Inquinamento, Latina, Malagrotta, Piano dei Rifiuti, Regione Lazio, Roma, Siti, Sottile, TMB, Tonnellate, Trattamento Meccanico Biologico, valle del sacco

ROMA – I siti per l’immondizia di Roma ci sono, il prefetto Sottile li ha individuati. Tutto bene quindi. Ma qualcosa non torna. Nella ricognizione fatta dal supercommissario emergono forti discrepanze con i dati su cui si era basato il decreto di Clini, licenziato appena una settimana fa. Un numero salta agli occhi da subito: la «capacità residua» a disposizione per i rifiuti di Roma è di 230.747 tonnellate l’anno, ma quella indicata nel decreto è di 930.207.

Una differenza enorme che ha fatto pensare al fallimento del provvedimento, o, peggio al temuto boicottaggio degli enti locali del Lazio. In realtà dal ministero spiegano che la capacità residua è diminuita soprattutto perché è molto maggiore il totale dei rifiuti già trattati (non 1.064.666 come indicato dalla tabella del decreto, ma circa 1.600.000).

Questa cifra, tuttavia non ufficiale, andrebbe a colmare quasi completamente le discrepanze. Il commissario spiega nel documento che «i dati forniti dalla Regione Lazio» del decreto Clini «riguardano le quantità consolidata del 2010». Per proseguire il suo percorso il decreto avrà bisogno di dati più chiari. Durante l’ultimo tumultuoso incontro con Clini i presidenti delle province coinvolte avevano adombrato il sospetto che i numeri su cui si basava il decreto non fossero corretti. «Se così fosse denuncerei chi me li ha forniti», ovvero i gestori degli impianti e, indirettamente, gli enti locali. Forse è la prossima tappa.

LE DISCREPANZE E IL CASO LATINA

La diffida di Sottile a mettere a disposizione spazio per i rifiuti di Roma riguarda 4 impianti (Albano, Viterbo, Colfelice e Castelforte), mentre la tabella utilizzata da Clini per il decreto ne prevedeva 10. La discrepanza viene spiegata dal prefetto: i quattro siti di Trattamento meccanico biologico di Roma (due di Ama e due di Colari) che erano indicati nel provvedimento del ministro operano già alla massima capacità (498.058 tonnellate) e non al 40 per cento come stimato in precedenza, «è il segno che è in città partita davvero la differenziata», spiegano dal ministero.

Discorso simile per Aprilia «che risulta operare alla massima capacità autorizzata», cosa che non si evinceva dal decreto nel quale si parlava di 73.818 tonnellate. Altra indicazione che viene corretta è quella di Albano Laziale, dove la potenzialità è di 50 mila tonnellate e non 73.818. Un buco lo lascia anche l’impianto di Paliano (Frosinone), che «non può trattare rifiuto indifferenziato», producendo soltanto quello semilavorato (il cosiddetto cdr). In controtendenza la società Ecologica Viterbo che ha messo a disposizione uno spazio maggiore rispetto a quello previsto (30.000 tonnellate, contro 23). A Latina, invece, c’è un vero caso: la provincia dice che l’impianto di Castelforte non è in funzione, ma a Sottile la società che lo gestisce ha assicurato che lavora regolarmente e ha lo spazio per ricevere altre 11 mila tonnellate l’anno.

L’obiettivo è mandare a Malagrotta sempre meno immondizia non trattata, come imposto dall’Ue. Scrive Sottile «considerato che a Roma si riducono un’eccedenza di circa 1.500 tonnellate di rifiuto indifferenziato rispetto all’attuale capacità di trattamento, ne consegue che con il coinvolgimento degli impianti Tmb della Regione Lazio, quasi la metà di detto rifiuto può essere sottoposto a trattamento, con beneficio finale» per la discarica di Malagrotta». Un beneficio arriverebbe anche da un po’ di chiarezza in più.

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“QUANDO LA VOLONTA’ COLLETTIVA DIVENTA UN PROGETTO”: COME RICOSTRUIRE UN TERRITORIO – COLLEFERRO, 23/24/25 NOVEMBRE 2012

21 mercoledì Nov 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli, Comunicati Stampa

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ambiente, Antonio Cirillo, bic lazio, CITTALIA, colleferro, Comunità Europea, convegno, Coordinamento Valle del Sacco, CVS, dott. Gabriele Guazzo, dott.ssa Grazia Maria Piana, Energy Consultant, Fabrizio Nunnari, Fiume Sacco, Germania, Gruppo Logos, Nordrhein-Westfalen, Rete per la Tutela della Valle del Sacco, retuvasa, ricostruire, Ruhr, Sacco, sala Konver Colleferro, Schmidt, valle del sacco, Via degli Esplosivi

Quando la volontà collettiva diventa progetto:
COME RICOSTRUIRE UN TERRITORIO
Le Associazioni  Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Gruppo Logos, per concludere un anno ricco di iniziative promosse in occasione del centenario della nascita dell’industria bellica a Colleferro (industria che ha favorito  la creazione di innumerevoli fabbriche lungo tutta la Valle del Sacco), organizzano una tre giorni che partirà il pomeriggio di venerdì 23 novembre e si concluderà nella mattinata della domenica successiva.
“Quando la volontà collettiva diventa progetto: come ricostruire un territorio” è il titolo di questa iniziativa che  sarà inaugurata con un evento davvero speciale. Ospite d’eccellenza sarà, infatti, Hanns-Dietrich Schmidt, responsabile dei rapporti internazionali del distretto della Ruhr nella Nordrhein-Westfalen in Germania, che terrà nella sala Konver- Via degli Esplosivi – Bic Lazio, alle ore 17.00, una conferenza per illustrare il progetto Ruhr, ritenuto un esempio d’intervento unico nel suo genere e un modello di riferimento per chiunque voglia far rinascere ex territori industriali. H.D. Schmidt sarà coadiuvato dall’Architetto Antonio Cirillo che effettuerà traduzione e commento.
A seguire daranno il loro contributo la dott.ssa Grazia Maria Piana, Energy Consultant, Specialista in Diritto ed Economia dell’UE,  sui processi partecipativi e i Piani Operativi Regionali e il  dott. Gabriele Guazzo di CITTALIA – area europa, sui nuovi fondi per il risanamento gestiti dall’ Unione Europea.
L’intento è quello di capire quale sia l’approccio più corretto per muovere i primi passi verso un vero percorso di risanamento del nostro territorio.Il convegno, che prende il titolo dalla frase di Wolfgang Pent, critico di architettura e teorico delle città ecosostenibili, “Il cambiamento è prima nella testa delle persone”, mostrerà come solo l’ interesse delle comunità per un programma economico-culturale e per un approccio alternativo alla pianificazione possano far uscire dalla crisi una regione depressa.
Per l’intera giornata di sabato 24novembre, sempre presso la sala Konver, si terrà un forum di associazioni nazionali e territoriali che permetterà ai partecipanti, soprattutto cittadini che vivono vicino a siti di importanza nazionale per le bonifiche, di confrontarsi al fine di stilare proposte comuni   e scambiarsi consigli su come rendere la loro azione sempre più incisiva.
A partire dalle ore 9.00, sarà dato il via a “Esperienze a confronto”, con tavoli tematici su: bonifiche SIN e matrici ambientali, salute e diritti, difesa del paesaggio e politiche agricole.
Si approfondiranno, altresì, tematiche fondamentali quali trasferimento, condivisione della conoscenza con percezione pubblica del rischio e del  danno; consumo di suolo, aggressione al territorio, all’ambiente, al paesaggio ed alla salute; filiere produttive, modelli di sviluppo, politiche del lavoro e alternative; norme, giurisprudenza, poteri e competenze istituzionali.

Spiegano gli organizzatori : ” Ci siamo resi conto che una seria politica per l’ambiente non può essere costituita da una molteplicità di risposte diversificate nei riguardi delle sempre più innumerevoli rivendicazioni locali. Quindi, occorre partire dalla creazione di un forte rapporto di reciprocità tra le associazioni ed i movimenti territoriali…..per sottoporre all’attenzione delle istituzioni proposte omogenee ed efficaci

Le adesioni al forum sono molte e gli stessi partecipanti avranno la possibilità di integrare e proporre altri temi.
Nel pomeriggio, dopo un incontro alle ore 17.30 con Fabrizio Nunnari, autore del saggio: “ Il nucleo di industrializzazione Valle del Sacco, un rischioso tentativo di sviluppo” in “Il caso italiano, industria, chimica e ambiente”, a cura di P. P. Poggio e M. Ruzzenenti, Jaca book, Milano 2012,Fondazione Micheletti, i partecipanti al forum sottoporranno i risultati del loro lavoro all’attenzione del pubblico che assisterà all’assemblea conclusiva.
La chiusura avverrà nella mattinata di domenica con un breve tour insieme agli ospiti attraverso Colleferro e dintorni, alla fine del quale ci saranno i saluti.

Gli organizzatori ringraziano fin d’ora tutti gli amici e i vari collaboratori per il prezioso  contributo fornito, indispensabile per la buona riuscita dell’iniziativa.

Valle del Sacco, 13 novembre 2012

Info:
retuvasa@gmail.com – 335.65.45.313 , gruppo.logos@tiscali.it – 320.11.09.297
http://www.facebook.com/colleferrocentenario.centannibastano

 

Perché si parla tanto di Ruhr ?
Il riscatto di quest’area della Germania era stato già sognato da Willy Brandt che,  nel 1961, in pieno industrialesimo, i cui effetti avevano prodotto  la devastazione del territorio e il degrado delle condizioni atmosferiche a causa dell’ industria estrattiva carbonifera e della  produzioni siderurgica, pronunciò una famosa frase:  “Il cielo sopra la Ruhr deve tornare ad essere di nuovo blu!”.

Con il successivo declino delle industrie minerarie degli anni ‘70-’80, tutto sembrava compromesso: colline cosparse di scorie industriali, ruderi di fabbriche dismesse, urbanizzazioni frammentarie e confuse, tracciati ferroviari fuori uso e, soprattutto, la configurazione sociale profondamente minata, essendo stata in precedenza strutturata in base all’iperspecializzazione produttiva.
Le somiglianze tra il dramma vissuto dagli abitanti  della Valle del Sacco e quelli della Ruhr sono innumerevoli. Il fiume Emscher, che conforma la valle tedesca  non diversamente  dal nostro, era stato  trasformato in un lungo scarico a cielo aperto.
Inoltre, anche nel nostro territorio, il tipo di economia caratterizzato dalla presenza di troppe piccole e medie industrie incapaci ancor oggi di trasformarsi da indotto della grande e morente industria  in attività autosufficienti, è una delle ragioni del declino socio-economico che stiamo vivendo.

Negli anni ‘90, i problemi della regione della Ruhr furono affrontati con grande coraggio dal governo regionale del Nordrhein-Westfalen che rivoluzionò l’Internationale Bauausstellung Emscher Park (Mostra Internazionale di costruzioni e architettura-IBA) e la trasformò in una società che vedeva nel suo consiglio d’amministrazione importanti esponenti della politica, dell’economia, dei sindacati e delle associazioni ambientaliste. Il  comitato di coordinamento è presieduto dal ministro dell’urbanistica e dei trasporti e composto dai rappresentanti della regione, dei comuni principali, degli ordini professionali e da singoli professionisti quali architetti, ingegneri, paesaggisti, artisti, naturalisti.

La Ruhr insegna che coordinare diversità come queste non è né complicato né costoso; il personale dipendente della S.r.L. non supera i trenta membri  dal momento che comprende un direttore esecutivo e sei direttori scientifici a part-time. Se analizzassimo i costi di gestione, probabilmente ci accorgeremmo che in Italia, con le discutibili operazioni di bonifica realizzate da alti commissariati, spendiamo molto di più senza raggiungere risultati soddisfacenti.

Il primo passo è abbandonare la presunzione di pianificare ed iniziare a coordinare.  L’IBA, non è mai stato un’autorità per la pianificazione.

Nel ’99, Wolfgang Pent fu chiaro:”…l’IBA si strutturò piuttosto come un’agenzia di consulenza. Come tale, indicò le direzioni verso le quali le iniziative potevano svilupparsi……. può aver posto degli obbiettivi, fornito delle conoscenze, svolto il ruolo di “Public Relation”, ma pianificare è qualcosa che non ha mai fatto” .

Il  progetto Ruhr ruota intorno ad un obiettivo: la realizzazione del grandeParco Paesaggistico dell’Emscher ( Emscher Landschaftspark) , un’area di circa 320 Kmq, che rappresenta più di un terzo della superficie complessiva della regione della Ruhr.

Esso si estende per circa 70 km, nella fascia est-ovest tra Duisburg, sul Reno e Bergkamen nella Westfalia e, in altezza, per 10-12 km su entrambi i lati del fiume Emscher; il suo tessuto connettivo ricongiunge e lega a sé le fasce di paesaggio che separano i 17 comuni compresi nel progetto.
“Passare dal concetto di salvaguardia  a quello di promozione del paesaggio”: questo è il messaggio più importante che lancia il progetto Ruhr.
Nel Parco dell’Emscher, il paesaggio gioca un ruolo strategico e viene utilizzato come mezzo per agire sull’immaginario, sulle aspettative e sui desideri dell’intera popolazione.
Lungi dal rassegnarsi, i cittadini della Ruhr hanno dimostrato di saper sognare, persino durante gli anni dell’industrializzazione, un grande  futuro di riscatto.  “…noi vogliamo realizzare solo ciò che per decenni abbiamo immaginato….”.
Oggi, questo paesaggio, ancora in piena metamorfosi, si sta delineando oramai con chiarezza, e gli abitanti insieme alle istituzioni sono parte di esso, pienamente partecipi e responsabili.
Certamente l’esperienza della Ruhr non può essere generalizzata e banalmente imitata. Karl Ganser, direttore dell’IBA, personaggio-chiave del progetto avverte: “….ogni regione è caratterizzata da condizioni economiche molto diverse, sia presenti che ereditate dal passato; oltre a ciò le condizioni finanziarie e legali differiscono molto da paese a paese. Per questo motivo ogni regione deve trovare il proprio modo di affrontare i suoi particolari problemi strutturali……un alto grado di interessamento per gli obiettivi ecologici e culturali, soprattutto quando la situazione occupazionale è particolarmente depressa e la necessità di investire forze e risorse extra, attraverso un approccio alternativo alla pianificazione, possono essere alcuni degli aspetti applicabili a livello mondiale”.
Nel nostro paese le identità comunali sono più forti che altrove, ed hanno impedito spesso l’elaborazione di progetti su vasta scala ( non si è mai riusciti ad elaborare piani intercomunali o anche semplici protocolli d’intesa ).
Anche i confini amministrativi, dei quali oggi si discute a causa dell’accorpamento delle Province e delle confuse autonomie regionali,  hanno comportato una sovrapposizione di competenze ed una vergognosa esplosione  dei costi. Il mondo delle professioni è rimasto chiuso in se stesso, rivelandosi incapace  di conquistare un ruolo sociale, per cui i tentativi di aggregazione sono stati vanificati da piccoli interessi individuali.

La speranza è che questo momento di confronto aiuti le amministrazioni locali a favorire la ricerca delle affinità linguistiche, culturali e culinarie tra le popolazioni della Valle del Sacco.
Anche gli aspetti positivi del nostro passato  industriale possono e devono essere conservati, cercando di favorire le relazioni di solidarietà tra lavoratori, le richieste di servizi sociali, il rispetto per il lavoro, il passaggio dal familismo alla difesa dei diritti dell’individuo.
“ In una fabbrica non si fabbrica solo quello che si fabbrica!” disse A. Moravia negli anni ’70,  quando il mondo degli intellettuali italiani iniziava a guardare altrove. Benché lo spirito di queste parole sia stato  dimenticato nel cassetto della memoria per troppi anni, l’esperienza della Ruhr lo fa tornare di attualità, dimostrando che una comunità che ha vissuto le drammatiche condizioni di vita legate al degrado ambientale, può insegnare al mondo come si costruisce un futuro ecocompatibile.

“ Fabbrichiamo il nostro paesaggio”,
ovvero lo spazio scenico che rappresenta  il nostro  futuro di cittadini consapevoli  di essere  un’unica comunità prodotta dal paesaggio e costantemente artefice dei propri cambiamenti.

DOCUMENTO MANIFESTAZIONE SEIUNOZERO?

09 martedì Ott 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli, Comunicati Stampa

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Nel 2000 alcuni cittadini di Colleferro bloccavano il cantiere dove si stavano costruendo gli inceneritori.
Vennero fatti sgomberare con la forza, denunciati e sanzionati per una somma pari al costo della propria abitazione;in seguito la denuncia fu ritirata ma questa brutta pagina della nostra storia fu la prova generale per la creazione di un territorio completamente asservito a raccogliere tutto quello che disturba, tutto ciò che inquina, tutto ciò che nega il diritto alla salute e quindi all’abitare.
Quella battaglia fu fatta nell’isolamento totale: la convinzione che l’incenerimento producesse diossine, polveri sottili , che si sono dimostrate causa di incrementi di patologie tumorali, era allora poco diffusa.
Furono troppe le menzogne, ci fecero credere che quello fosse l’unico modo per la chiusura della discarica.
Nel frattempo nessuno si preoccupava di risanare il territorio dall’inquinamento provocato dalle produzioni chimiche del passato ; cadde il silenzio sui siti contaminati per la presenza di fusti tossici.

Oggi sappiamo bene che quegli impianti, come hanno certificato i NOE nel 2009, sono stati a lungo fuorilegge, sappiamo che sono andati in fumo centinaia di milioni di euro, come attesta la sentenza della corte dei Conti, e che gli inceneritori sono effettivamente dannosi per la salute.
Di fatto la discarica ha continuato a crescere così come la percentuale di tumori.

Nonostante sia evidente il fallimento sotto il profilo ambientale ed economico, qualcuno ancora vuole installare nuovi mostri ecologici per produrre combustibile per gli inceneritori e materiale per il conferimento in discarica: 300.000 tonnellate di rifiuti arriverebbero, ogni anno, da Roma pregiudicando ogni possibilità di risanamento.

Ancora una volta siamo considerati cittadini di serie B e capaci solo di creare una adiposa classe politica locale, funzionale alla creazione di inaccettabili costosi impianti inquinanti, personaggi ai quali i vertici ipocriti dei loro partiti, hanno incautamente aperto l’ascensore del successo politico.

Questa giornata dimostra la volontà dei cittadini di cambiare rotta , di respirare finalmente aria pulita, di tornare a coltivare la terra senza il timore di trovarla avvelenata e di avvelenare chi si nutre dei suoi frutti, di lavorare in una fabbrica che sia il risultato di una riconversione finalizzata alla produzione di beni eco sostenibili.
Vogliamo : tornare a bere la nostra acqua, camminare lungo il nostro fiume.

Siamo consapevoli che questi risultati non sono immediati ma oggi pretendiamo di essere ascoltati, non accettiamo più ricette elaborate altrove.

Che cali definitivamente il sipario della disgustosa commedia dell’arte fatta di guerre tra poveri accese dai soliti ricchi.

La Valle del Sacco vuole cambiare!

Siamo decisi a lottare insieme, con varie anime, ma con un ‘ identità nuova; un’intera ed unica comunità proiettata verso un futuro sostenibile e pulito.

Associazioni ambientaliste, circoli territoriali, comitati e cittadini attivi hanno dato vita a questo coordinamento.
Non siamo più divisi perché voi eco corruttori ci avete uniti.

Coltiviamo un senso civico ed una voglia di riscatto.

Siamo un gruppo di pressione che le amministrazioni e i poteri forti non potranno più snobbare come spesso è successo in passato. Per questo oggi ci appelliamo ai meno reattivi e chiediamo di unirsi a noi perché non saranno più soli.

Possiamo cambiare le cose: innanzitutto trasformandoci in consumatori consapevoli che scelgono di comprare prodotti con meno imballaggi possibile, biologici e provenienti da aziende locali, pretendendo, quindi, che i nostri prodotti enogastronomici, risultato di tradizioni millenarie, siano difesi dalle aggressioni dei grandi interessi.
Nelle nostra valle esistono sraordinari borghi e città d’arte, noi vogliamo che tornino ad essere centri vitali.

La mobilitazione di oggi è solo la partenza di un percorso che vedrà ogni cittadino attivo protagonista.
Dall’ arretramento in cui ci avete confinati, cari signori che sedete nelle stanze dei bottoni, abbiamo tratto la forza per arrivare a bonificare le vostre coscienze.

Avete violentato i nostri ideali costringendoci spesso scegliere tra il diritto alla salute ed il diritto al lavoro.
Ora diciamo basta alle false promesse di lavoro, alla falsa ed inadeguata bonifica; basta ad i troppi e costosi commissari, ad i preziosi consulenti, basta al costante sperpero di denaro pubblico.

Nessuno in questa valle dovrà essere più uno ZERO!

Saremo, tutti insieme, una comunità che si autorigenera ed autodetermina, per questo chiediamo , anzi ,

PRETENDIAMO:
Raccolta differenziata porta e porta finalizzata al riciclo e quindi chiusura della discarica e dismissione degli inceneritori

Abbandono dei due progetti di impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti a Paliano e Colleferro

Dismissione della Turbogas

Realizzazione di impianti di compostaggio COMUNALI per lo smaltimento dei rifiuti organici

Una bonifica efficace dei siti inquinati della Valle del Sacco

Messa in mora di impianti di impianti fotovoltaici su terreno agricolo e l’installazione di questi ultimi su edifici comunali

Rispetto del principio di prossimità .I rifiuti dovranno essere trattati il più vicino possibile ad i luoghi dove essi vengono prodotti.

Creazione di ambiti territoriali ottimali di piccole dimensioni per poter contrastare le infiltrazioni delle ecomafie.

Incentivi per la promozione di iniziative volte alla riduzione dei rifiuti a monte come l’autocompostaggio , e la riduzione dell’uso degli imballi della plastica attraverso le distribuzioni alla spina di detergenti, bevande, latte, ecc.

Sottoscrizione di accordi con istituti universitari per condurre un’adeguata indagine epidemiologica che possa fare luce sullo stato di salute della nostra aree e per studiare metodi per tornare a produrre nei terreni oggi inquinati, alimenti sani.

Politiche di sostegno e promozione dei prodotti agricoli di eccellenza , come il vino cesanese, i formaggi e le castagne delle nostre montagne.

Politiche di sostegno all’agricoltura locale

Politiche volte alla mobilità sostenibile ed in particolare per migliorare i collegamenti su ferro con la capitale e offrire condizioni di viaggio dignitose per i lavoratori e gli studenti pendolari.

Forte implementazione del verde pubblico per favorire l’abbattimento delle polveri sottili, con creazioni di parchi intercomunali e tutela di quelli già esistenti, dove poter correre, leggere, incontrarsi.

Progetti che educhino i cittadini alla prevenzione sanitaria primaria, quella relativa agli stili di vita, all’alimentazione, all’ambiente.

Non stiamo chiedendo troppo, stiamo chiedendo il giusto!

Il Ministro per l’ambiente è già da tempo stato invitato a venire a vedere di persona ed a condurre un pubblico dibattito. Rinnoviamo a gran voce l’invito.

Oggi ci presentiamo come i cittadini della Valle del Sacco, ci unisce il nostro fiume con i problemi di oggi e la speranza per il domani.
Chiediamo questo per noi e per i tanti che oggi non possono essere qui perché assistono familiari malati e ricoverati nei centri oncologici, pendolari del dolore a causa di una politica ambientale scellerata, questo è l’unico progetto che può asciugare le loro lacrime.

Colleferro: la bonifica non c’è, l’emergenza sì. Ma il commissario ha troppi impegni. (Il Fatto quotidiano)

27 venerdì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli

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Colleferro: la bonifica non c’è, l’emergenza sì. Ma il commissario ha troppi impegni (Il Fatto Quotidiano)

A 50 chilometri da Roma c’è un’intera valle, lunga una sessantina di chilometri, contaminata dalla micidiale molecola derivata dagli erbicidi. Ma chi dovrebbe occuparsi di risanare l’ambiente – il vice segretario generale della Difesa Pierluigi Dipalma – ha poco tempo per farlo, tra una consulenza e l’altra

di Andrea Palladino

Quando l’avvocato dello Stato Pierluigi Di Palma ha ricevuto la pesante nomina dal governo Berlusconi non ha battuto un ciglio. Per lui, presidente del think tank dell’aviazione civile e militare Demetra, la carica di vice segretario generale della Difesa è una sorta nota di merito da mettere nel curriculum. Da allora – era il 2011 – la sua agenda è diventata fittissima d’impegni, che si sommano a quelli di commissario straordinario per l’emergenza ambientale della valle del Sacco.

Non una robetta da niente: un’intera valle lunga una sessantina di chilometri contaminata dalla micidiale molecola derivata dagli erbicidi prodotti a Colleferro, il Beta-HCH. Un disastro scoperto ufficialmente quasi per caso alla fine del 2004, ma già ben noto, in realtà, dai primi anni ’90, quando la procura di Velletri processò i vertici di aziende chimiche del peso della Caffaro e della Bpd per aver sotterrato centinaia di fusti intrisi di veleni terribili nell’area industriale di Colleferro. Un’area – quella delle industrie degli armamenti di Colleferro, dove sono stati trovati i depositi di rifiuti pericolosi stoccati negli anni passati – oggi di proprietà della Avio, colosso dei propellenti per missili posseduta per un 14 per cento da Finmeccanica, con la maggioranza delle quote in mano inglese.

“L’incarico di commissario per l’emergenza – assicura – lo faccio praticamente gratis. Quello che guadagno rientra, penso, nei tetti stabiliti da Monti per i manager di Stato”. Il problema, però, è che quella bonifica sta accumulando ritardi di mesi, se non di anni. Con qualche consulenza di troppo del commissario Di Palma, contrattato dall’Agenzia spaziale italiana – socia dei proprietari del terreno – con una retribuzione lorda di 70 mila euro annui: “Consulenza scaduta lo scorso gennaio – spiega il commissario e vice segretario generale della Difesa – e non ritengo che vi siano conflitti d’interesse”.

In questa città a cinquanta chilometri da Roma si producevano gli esplosivi che alimentavano le armi da guerra italiane vendute in tutto il mondo e gli erbicidi poi vietati, dopo che gli studi degli anni ’80 ne hanno dimostrato l’alta tossicità per l’ambiente e l’uomo. Scorie stoccate senza nessuna protezione, che anni fa hanno rotto le deboli protezioni, entrando nel fiume Sacco, contaminandone l’argine fino all’imbocco nel fiume Liri, in piena Ciociaria. Una Seveso dimenticata, a pochi chilometri da Roma, con la pesante eredità di centinaia – forse migliaia – di persone contaminate. A vita, irreparabilmente.

Da quando nel 2004 i residui furono scoperti all’interno del latte che finiva in tutta Italia, attraverso la centrale del latte di Roma, la bonifica è proseguita con una certa stanchezza. I quattro siti considerati il punto zero dell’inquinamento industriale – conosciuti come Arpa 1, Arpa 2, Benzoino ed ex cava di pozzolana – sono in buona parte ancora un cantiere aperto. Nell’ultima conferenza di servizio, approvata dal presidente della regione Lazio Renata Polverini qualche giorno fa, il responsabile del procedimento spiega che vi sono migliaia di metri cubi di materiali ancora da sistemare nei siti definitivi, a sette anni dall’avvio della scoperta ufficiale della contaminazione.

Una buona parte – circa 2000 metri cubi – è composta da sostanze con altissime concentrazioni di residui della lavorazione chimica del lindano e del Ddt, scorie considerate pericolosissime. Per il secondo sito da bonificare, Arpa 2, non è stata ancora avviata la gara d’appalto, mentre lo smantellamento dell’ex fabbrica chiamata Benzoino ha subito ritardi enormi. I tecnici guidati da Pierluigi Di Palma si dicono sicuri che l’impatto sull’ambiente è ormai nullo, grazie ad una barriera idraulica costruita per difendere il fiume. Ma in tanti a Colleferro e nella valle del Sacco continuano ad avere dei dubbi, visto che le sponde del fiume, per una sessantina di chilometri, continuano ancora oggi ad essere considerate off-limits. Nei mesi scorsi, poi, in alcuni pozzi dell’acquedotto della città sono state trovate tracce del temutissimo Beta-HCH, tanto che il sindaco di Colleferro ha chiesto formalmente un aiuto economico al commissario per “l’eventuale contaminazione”.

Segni evidenti che l’emergenza è tutt’altro che finita. L’intervento più evidente ha riguardato l’uso di alcune piante per assorbire il Beta-HCH dalle sponde del fiume, ma alcuni studi negli Stati Uniti sono critici con questo metodo, che richiede tempi lunghissimi. Le piante – dopo aver assorbito le sostanze tossiche – dovranno poi essere bruciate in inceneritori per biomasse, anche se nessuno, a Colleferro, conosce la destinazione finale.

La proprietà dell’area, controllata dalla Avio, ha un ruolo fondamentale nella bonifica. Pur non avendo formalmente nulla a che vedere con le aziende accusate di aver stoccato i rifiuti pericolosi, la società immobiliare dell’azienda aerospaziale legata a Finmeccanica, la Secosvim, è stata chiamata più volte dal commissario straordinario per coordinare gli interventi di bonifica. L’avvocato Di Palma, d’altra parte, conosce bene l’ambiente. Fino al gennaio scorso era consulente giuridico dell’Agenzia spaziale italiana, che con Avio ha formato la società Elv, responsabile del progetto del missile Vega, con sede operativa a Colleferro, nel centrale corso Garibaldi, a qualche centinaio di metri dai siti contaminati.

Stretto il suo rapporto con Enrico Saggese, l’ex manager Finmeccanica finito nel 2008 alla presidenza dell’agenzia spaziale italiana, con un passato ai vertici della Avio Spa, il proprietario dei terreni contaminati di Colleferro. Di Palma e Saggese siedono insieme nel comitato scientifico della potente associazione Demetra. Anche in questo caso con un’agenda fitta di impegni, con convegni e convention partecipatissimi: dal direttore del Tempo Mario Sechi all’attuale ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola, dal presidente del Consiglio di Stato Giuseppe Severini, al segretario generale della difesa Claudio Debertolis. Nomi che contano, che appaiono in bella evidenza nelle attività dell’occupatissimo Di Palma. Tra una bonifica e l’altra.

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