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—————————————————RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VALLE!!!

~ 06 Ottobre 2012

—————————————————RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VALLE!!!

Archivi Mensili: luglio 2012

Colleferro: la bonifica non c’è, l’emergenza sì. Ma il commissario ha troppi impegni. (Il Fatto quotidiano)

27 venerdì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Articoli

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Colleferro: la bonifica non c’è, l’emergenza sì. Ma il commissario ha troppi impegni (Il Fatto Quotidiano)

A 50 chilometri da Roma c’è un’intera valle, lunga una sessantina di chilometri, contaminata dalla micidiale molecola derivata dagli erbicidi. Ma chi dovrebbe occuparsi di risanare l’ambiente – il vice segretario generale della Difesa Pierluigi Dipalma – ha poco tempo per farlo, tra una consulenza e l’altra

di Andrea Palladino

Quando l’avvocato dello Stato Pierluigi Di Palma ha ricevuto la pesante nomina dal governo Berlusconi non ha battuto un ciglio. Per lui, presidente del think tank dell’aviazione civile e militare Demetra, la carica di vice segretario generale della Difesa è una sorta nota di merito da mettere nel curriculum. Da allora – era il 2011 – la sua agenda è diventata fittissima d’impegni, che si sommano a quelli di commissario straordinario per l’emergenza ambientale della valle del Sacco.

Non una robetta da niente: un’intera valle lunga una sessantina di chilometri contaminata dalla micidiale molecola derivata dagli erbicidi prodotti a Colleferro, il Beta-HCH. Un disastro scoperto ufficialmente quasi per caso alla fine del 2004, ma già ben noto, in realtà, dai primi anni ’90, quando la procura di Velletri processò i vertici di aziende chimiche del peso della Caffaro e della Bpd per aver sotterrato centinaia di fusti intrisi di veleni terribili nell’area industriale di Colleferro. Un’area – quella delle industrie degli armamenti di Colleferro, dove sono stati trovati i depositi di rifiuti pericolosi stoccati negli anni passati – oggi di proprietà della Avio, colosso dei propellenti per missili posseduta per un 14 per cento da Finmeccanica, con la maggioranza delle quote in mano inglese.

“L’incarico di commissario per l’emergenza – assicura – lo faccio praticamente gratis. Quello che guadagno rientra, penso, nei tetti stabiliti da Monti per i manager di Stato”. Il problema, però, è che quella bonifica sta accumulando ritardi di mesi, se non di anni. Con qualche consulenza di troppo del commissario Di Palma, contrattato dall’Agenzia spaziale italiana – socia dei proprietari del terreno – con una retribuzione lorda di 70 mila euro annui: “Consulenza scaduta lo scorso gennaio – spiega il commissario e vice segretario generale della Difesa – e non ritengo che vi siano conflitti d’interesse”.

In questa città a cinquanta chilometri da Roma si producevano gli esplosivi che alimentavano le armi da guerra italiane vendute in tutto il mondo e gli erbicidi poi vietati, dopo che gli studi degli anni ’80 ne hanno dimostrato l’alta tossicità per l’ambiente e l’uomo. Scorie stoccate senza nessuna protezione, che anni fa hanno rotto le deboli protezioni, entrando nel fiume Sacco, contaminandone l’argine fino all’imbocco nel fiume Liri, in piena Ciociaria. Una Seveso dimenticata, a pochi chilometri da Roma, con la pesante eredità di centinaia – forse migliaia – di persone contaminate. A vita, irreparabilmente.

Da quando nel 2004 i residui furono scoperti all’interno del latte che finiva in tutta Italia, attraverso la centrale del latte di Roma, la bonifica è proseguita con una certa stanchezza. I quattro siti considerati il punto zero dell’inquinamento industriale – conosciuti come Arpa 1, Arpa 2, Benzoino ed ex cava di pozzolana – sono in buona parte ancora un cantiere aperto. Nell’ultima conferenza di servizio, approvata dal presidente della regione Lazio Renata Polverini qualche giorno fa, il responsabile del procedimento spiega che vi sono migliaia di metri cubi di materiali ancora da sistemare nei siti definitivi, a sette anni dall’avvio della scoperta ufficiale della contaminazione.

Una buona parte – circa 2000 metri cubi – è composta da sostanze con altissime concentrazioni di residui della lavorazione chimica del lindano e del Ddt, scorie considerate pericolosissime. Per il secondo sito da bonificare, Arpa 2, non è stata ancora avviata la gara d’appalto, mentre lo smantellamento dell’ex fabbrica chiamata Benzoino ha subito ritardi enormi. I tecnici guidati da Pierluigi Di Palma si dicono sicuri che l’impatto sull’ambiente è ormai nullo, grazie ad una barriera idraulica costruita per difendere il fiume. Ma in tanti a Colleferro e nella valle del Sacco continuano ad avere dei dubbi, visto che le sponde del fiume, per una sessantina di chilometri, continuano ancora oggi ad essere considerate off-limits. Nei mesi scorsi, poi, in alcuni pozzi dell’acquedotto della città sono state trovate tracce del temutissimo Beta-HCH, tanto che il sindaco di Colleferro ha chiesto formalmente un aiuto economico al commissario per “l’eventuale contaminazione”.

Segni evidenti che l’emergenza è tutt’altro che finita. L’intervento più evidente ha riguardato l’uso di alcune piante per assorbire il Beta-HCH dalle sponde del fiume, ma alcuni studi negli Stati Uniti sono critici con questo metodo, che richiede tempi lunghissimi. Le piante – dopo aver assorbito le sostanze tossiche – dovranno poi essere bruciate in inceneritori per biomasse, anche se nessuno, a Colleferro, conosce la destinazione finale.

La proprietà dell’area, controllata dalla Avio, ha un ruolo fondamentale nella bonifica. Pur non avendo formalmente nulla a che vedere con le aziende accusate di aver stoccato i rifiuti pericolosi, la società immobiliare dell’azienda aerospaziale legata a Finmeccanica, la Secosvim, è stata chiamata più volte dal commissario straordinario per coordinare gli interventi di bonifica. L’avvocato Di Palma, d’altra parte, conosce bene l’ambiente. Fino al gennaio scorso era consulente giuridico dell’Agenzia spaziale italiana, che con Avio ha formato la società Elv, responsabile del progetto del missile Vega, con sede operativa a Colleferro, nel centrale corso Garibaldi, a qualche centinaio di metri dai siti contaminati.

Stretto il suo rapporto con Enrico Saggese, l’ex manager Finmeccanica finito nel 2008 alla presidenza dell’agenzia spaziale italiana, con un passato ai vertici della Avio Spa, il proprietario dei terreni contaminati di Colleferro. Di Palma e Saggese siedono insieme nel comitato scientifico della potente associazione Demetra. Anche in questo caso con un’agenda fitta di impegni, con convegni e convention partecipatissimi: dal direttore del Tempo Mario Sechi all’attuale ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola, dal presidente del Consiglio di Stato Giuseppe Severini, al segretario generale della difesa Claudio Debertolis. Nomi che contano, che appaiono in bella evidenza nelle attività dell’occupatissimo Di Palma. Tra una bonifica e l’altra.

Commissario Sottile dichiarazioni su impianti TMB a Roma e Paliano

13 venerdì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Video

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300.000 Tonnellate, ACEA, AMA, ambiente, anagni, Castellaccio, CDR, Colle Fagiolara, colleferro, Combustibile Derivato da Rifiuti, Coordinamento Valle del Sacco, CVS, Discarica, Malagrotta, paliano, Piano dei Rifiuti, Regione Lazio, TAR, Territorio, TMB, Trattamento Meccanico Biologico, valle del sacco

Anagni Assemblea Pubblica 14 luglio 2012

12 giovedì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Comunicati Stampa

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ambiente, anagni, Autostrada, Castellaccio, Colle Fagiolara, colleferro, Combustibile Derivato da Rifiuti, Coordinamento Valle del Sacco, CVS, paliano, Regione Lazio, TAR, Trattamento Meccanico Biologico, valle del sacco

Comunicato Stampa Coordinamento Valle del Sacco
Assemblea Pubblica ad Anagni, 14 luglio 2012

La Valle del Sacco si trova nuovamente minacciata da decisioni non concordate con gli abitanti del territorio. Qualcuno, in una prassi comune,  sta nuovamente muovendo i fili, questa volta per relegare i comuni di Colleferro, Paliano, Anagni al triangolo gestore di rifiuti con l’aggravante che in questo, con il nuovo Piano della Regione Lazio, la provenienza sarebbe massivamente di Roma. Un sito industriale dismesso diverrebbe il centro di lavorazione del problema della Capitale, in un contesto aggravato proprio dagli impatti delle lavorazioni incontrollate del passato. Decine di migliaia di mezzi, nel nome di un’emergenza indotta dalla lobby della monnezza, invaderebbero la nostra zona incidendo ulteriormente sulla viabilità, sullo stato della qualità dell’aria, sull’occupazione del territorio a esclusivi fini di lucro per pochi eletti. Siamo nuovamente al bivio delle scelte. Accettare passivamente che qualcuno si appropri indebitamente dei nostri diritti, oppure che la coscienza della nostra Valle martoriata, ma con spiragli di rinascita, si riappropri del proprio essere attraverso l’autodeterminazione.

L’appuntamento itinerante per chiudere il ciclo prima della programmazione di iniziative più imponenti è per l’assemblea pubblica indetta dal Coordinamento Valle del Sacco, sabato 14 luglio ad Anagni in viale Regina Margherita nei pressi dell’Hafa Caffè, dalle ore 17,30.
Partecipate, per difendere il vostro futuro.

Valle del Sacco, 12.07.12

Basta, non siamo la discarica di nessuno!!!!!!!

09 lunedì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Note

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108, ACEA, AMA, ambiente, anagni, Armi, Camion, Castellaccio, CDR, Cementificio, Colle Fagiolara, colleferro, Combustibile Derivato da Rifiuti, Coordinamento Valle del Sacco, CVS, Discarica, Emergenza, Fiume Sacco, Inceneritori, Inquinamento, La Selva, Malagrotta, paliano, Piano dei Rifiuti, Prefetto, Regione Lazio, Sacco, Sindaco, Sottile, Sturvi, TMB, Trattamento Meccanico Biologico, Tumori, Turbogas, valle del sacco

Il primo cittadino di Paliano conferma il quinto impianto di TMB a Castellaccio, come noi ambientalisti allarmisti stavamo dicendo da ormai 4 mesi. Sturvi conferma la telefonata del prefetto Sottile e l’idea, ormai molto più che concreta, di un impianto per il trattamento di 300000 tonnellate di rifiuto annue. Detto questo si potrebbe concludere qui la discussione, perché ci sembra assurdo che Roma non trovi nessun’altra alternativa al loro insostenibile ciclo dei rifiuti che farsi 80 chilometri con i camion AMA per scaricare i rifiuti di Roma nella valle laziale con più problemi ambientali di tutte le altre. Non è necessario fare l’elenco delle attività produttive inquinanti ma sembra proprio che il prefetto Sottile abbia perso un pochino la memoria, allora gliela facciamo ritornare noi: Colleferro e il bacino della Valle del Sacco, sono siti di bonifica di interesse nazionale e già la Regione è in debito con il nostro territorio per attività di bonifica inesistenti e commissari fittizi che non hanno voglia di svolgere il proprio lavoro su questo territorio, oltretutto tra Colleferro e Paliano a meno di 1 chilometro dal recente parco naturale La Selva (acquisita dalla stessa Regione Lazio), c’è la seconda discarica più grande del Lazio dopo Malagrotta, come se non bastasse il nostro territorio ospita 2 inceneritori, un cementificio, una fabbrica di armi, una turbogas e chi più ne ha più ne metta, per arrivare a un totale di 108 punti di emissione nel solo comune di Colleferro. In questo discorso oltre che Colleferro la Triade Dei Tumori è allargata a Paliano e Anagni, che negli ultimi anni ha dovuto far fronte a svariate emergenze ambientali e che continua a ospitare uno dei poli industriali più impattanti a livello territoriale, basti pensare alla Marangoni e la sua attività di combustione di pneumatici. Quindi ci sembra inaccettabile che il nostro territorio per l’ennesima volta debba pagare, non solo per i danni che si è creato con la propria attività industriale, ma debba essere anche il contenitore e la fogna dei problemi degli altri che non hanno saputo, o non hanno voluto, amministrare, quando si poteva, una problematica facilmente risolvibile se non si fosse arrivati al limite. La gestione emergenziale del problema dei rifiuti E’ STATA CREATA AD HOC per negligenza, per assoluta incompetenza della gestione della cosa pubblica e chi paga sono sempre i cittadini. Il nostro modo di pagare lo conosciamo bene, se solo la Polverini venisse nel nostro territorio, non a inaugurare farmacie, ma si facesse un giro nel reparto oncologia, vedrebbe come pagano i cittadini della Valle del Sacco e come continueranno a pagare se questo massacro ambientale non finirà. Questo territorio non vuole più nemmeno l’ombra di altre attività inquinanti ed impattanti e se il sindaco di Colleferro Mario Cacciotti è disposto a dire di si a qualsivoglia richiesta della Regione per un nuovo impianto di Tmb che terrà aperta la discarica di Colle Fagiolara e continuerà a far funzionare i due inceneritori più controversi del Lazio (tra denunce, sequestri e smaltimenti illeciti di rifiuti) dovrà vedersela non solo con la sua cittadinanza ma anche con la sua coscienza per aver condannato un territorio alla morte ambientale. Invitiamo, inoltre, tutti i cittadini a partecipare Sabato 14 luglio ad Anagni alle ore 18 presso Viale Regina Margherita (altezza Hafa Caffè) all’assemblea pubblica indetta dal Coordinamento Valle del Sacco per parlare delle future prospettive del “piano rifiuti” e di cosa noi cittadini siamo obbligati a fare per salvaguardare la nostra salute e il nostro territorio.

Unione Giovani Indipendenti (UGI)

TMB Castellaccio, si aprono le danze !

09 lunedì Lug 2012

Posted by seiunozerovalledelsacco in Comunicati Stampa

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Comunicato Stampa Coordinamento Valle del Sacco
TMB Castellaccio: l’industria dei rifiuti ucciderà definitivamente la nostra Valle

La Valle del Sacco sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili: fallisce l’ennesima industria, la Videocon con i suoi 1400 addetti e un passato glorioso per innovazione tecnologica, l’agricoltura, quella buona, che nonostante tutto tenta di resistere, ha seri problemi di immagine relativi alla mancanza di certezze sulla bonifica.
Ma arrivano gli avvoltoi! AMA ed ACEA occupano la storica area industriale dismessa di Castellaccio a Paliano per costruire uno degli Impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) più grandi d’ Italia, per quantità di rifiuto entrante.
I numeri per capacità massima dell’impianto sono 300.000 tonnellate/anno, circa 1000 tonnellate al giorno, 10.000 mezzi in più che transiteranno , 30 milioni di fatturato e poche decine di addetti.
Prendiamo atto delle dichiarazioni di alcuni esponenti politici che si sono detti contrariati dal fatto che il prefetto Sottile e il Presidente della Regione Lazio Polverini hanno dimostrato la chiara intenzione di voler costruire un impianto così grande nella provincia di Frosinone, territorio che possiede una dotazione impiantistica sufficiente al suo fabbisogno. Questo però e’ il risultato del Piano Regionale, portato in approvazione qualche mese fa, ma sul cui capo pendono oramai  molti ricorsi al TAR.
Questo piano, infatti, ha inserito i territori di Anagni e Paliano nell’Ambito Territoriale Ottimale di Roma, per la gestione dei rifiuti. Siccome le norme europee impongono che i rifiuti non trattati non escano  da questi ambiti, interessava accorpare questi due Comuni. L’oggetto del desiderio era l’area  industriale di Paliano, al fine di portare nell’area un tal quale e produrre CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti), circa il 50% del totale, ed alimentare l’inceneritore di San Vittore. E il restante 50%? Quale e’ il problema! Una volta triturato e reso inerte attraverso il bioessiccamento verrà  conferito nella discarica di Colle Fagiolara a Colleferro che per prossimità risulta essere la più vicina.
Qualcuno potrebbe domandarsi come si fa a giustificare un transito di mezzi così elevato nell’ area di Colleferro che ha una qualità dell’aria scadente. E’ semplice! Basta utilizzare il casello autostradale di Anagni, più adatto ai mezzi pesanti, e con minor impatto visivo sui flussi.Il piano regionale in altre parole tenta maldestramente di risolvere i problemi di Roma con i suoi malfunzionanti  impianti di trattamento e la discarica di Malagrotta che non può ottenere più proroghe e quindi non può ricevere più rifiuto non trattato.
Questa scelta e’ dovuta anche ai costi. Infatti trattare adeguatamente il rifiuto nei TMB costa circa 100 euro /tonnellata, mentre il conferimento in discarica costa circa la metà. Ma c’e l’Europa che ci guarda da vicino e può sanzionare se portiamo un rifiuto non trattato in discarica. Allora si creano ad arte le emergenze per poter derogare alle leggi, favorire i grandi interessi ed anche risparmiare, in verità consegnando alle future generazioni i costi per i risanamenti e le bonifiche dei luoghi che stiamo inquinando oggi.
Quindi la discarica di Colle Fagiolara aumenterà il suo volume, del milione e mezzo di metricubi autorizzati in passato dalla giunta Marrazzo, potrà essere conferito in questo sito anche il rifiuto trattato proveniente dall’altro impianto  di TMB che si vuol costruire in prossimità (125.000 t/ anno) che a questo punto potrebbe anche non essere necessario, e Roma avrebbe risolto il suo problema con la complicità di quelle amministrazioni locali prone ai grandi interessi.
Niente e’ più nostro! Con l’acquisizione di GAIA SpA da parte della neonata Lazio Ambiente SpA per 14 milioni di euro così come da ultima offerta e ritenuto congruo dall’Amministrazione Straordinaria, contro gli 80 milioni della base d’asta relativa al precedente bando di gara, il nostro territorio e’ stato definitivamente svenduto. Sarà  ancora più difficile realizzare raccolte differenziate e cicli dei rifiuti orientati al recupero e riciclo in quanto a dettar legge saranno le aziende municipalizzate romane e gli interessi dei privati a loro legati.
Attiviamoci, in qualunque modo attiviamoci! Perdere questa partita significherebbe non aver più diritto di autodeterminate il futuro del nostro territorio e dei nostri figli, che dovranno migrare altrove per tentare di trovare un lavoro dignitoso.
Abbiamo già intrapreso le vie legali, ma la reattività cittadina e’ fondamentale.
Se oggi non chiediamo con forza il rispetto del diritto all’abitare passeremo alla storia come ottusi che, in cambio di pochi miserevoli favori clientelari hanno definitivamente condannato un territorio che poteva , una volta per tutte, risorgere.

Valle del Sacco, 09.07.12

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