Comunicato Stampa Coordinamento Valle del Sacco TMB Castellaccio: l’industria dei rifiuti ucciderà definitivamente la nostra Valle
La Valle del Sacco sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili: fallisce l’ennesima industria, la Videocon con i suoi 1400 addetti e un passato glorioso per innovazione tecnologica, l’agricoltura, quella buona, che nonostante tutto tenta di resistere, ha seri problemi di immagine relativi alla mancanza di certezze sulla bonifica.
Ma arrivano gli avvoltoi! AMA ed ACEA occupano la storica area industriale dismessa di Castellaccio a Paliano per costruire uno degli Impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) più grandi d’ Italia, per quantità di rifiuto entrante.
I numeri per capacità massima dell’impianto sono 300.000 tonnellate/anno, circa 1000 tonnellate al giorno, 10.000 mezzi in più che transiteranno , 30 milioni di fatturato e poche decine di addetti.
Prendiamo atto delle dichiarazioni di alcuni esponenti politici che si sono detti contrariati dal fatto che il prefetto Sottile e il Presidente della Regione Lazio Polverini hanno dimostrato la chiara intenzione di voler costruire un impianto così grande nella provincia di Frosinone, territorio che possiede una dotazione impiantistica sufficiente al suo fabbisogno. Questo però e’ il risultato del Piano Regionale, portato in approvazione qualche mese fa, ma sul cui capo pendono oramai molti ricorsi al TAR.
Questo piano, infatti, ha inserito i territori di Anagni e Paliano nell’Ambito Territoriale Ottimale di Roma, per la gestione dei rifiuti. Siccome le norme europee impongono che i rifiuti non trattati non escano da questi ambiti, interessava accorpare questi due Comuni. L’oggetto del desiderio era l’area industriale di Paliano, al fine di portare nell’area un tal quale e produrre CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti), circa il 50% del totale, ed alimentare l’inceneritore di San Vittore. E il restante 50%? Quale e’ il problema! Una volta triturato e reso inerte attraverso il bioessiccamento verrà conferito nella discarica di Colle Fagiolara a Colleferro che per prossimità risulta essere la più vicina.
Qualcuno potrebbe domandarsi come si fa a giustificare un transito di mezzi così elevato nell’ area di Colleferro che ha una qualità dell’aria scadente. E’ semplice! Basta utilizzare il casello autostradale di Anagni, più adatto ai mezzi pesanti, e con minor impatto visivo sui flussi.Il piano regionale in altre parole tenta maldestramente di risolvere i problemi di Roma con i suoi malfunzionanti impianti di trattamento e la discarica di Malagrotta che non può ottenere più proroghe e quindi non può ricevere più rifiuto non trattato.
Questa scelta e’ dovuta anche ai costi. Infatti trattare adeguatamente il rifiuto nei TMB costa circa 100 euro /tonnellata, mentre il conferimento in discarica costa circa la metà. Ma c’e l’Europa che ci guarda da vicino e può sanzionare se portiamo un rifiuto non trattato in discarica. Allora si creano ad arte le emergenze per poter derogare alle leggi, favorire i grandi interessi ed anche risparmiare, in verità consegnando alle future generazioni i costi per i risanamenti e le bonifiche dei luoghi che stiamo inquinando oggi.
Quindi la discarica di Colle Fagiolara aumenterà il suo volume, del milione e mezzo di metricubi autorizzati in passato dalla giunta Marrazzo, potrà essere conferito in questo sito anche il rifiuto trattato proveniente dall’altro impianto di TMB che si vuol costruire in prossimità (125.000 t/ anno) che a questo punto potrebbe anche non essere necessario, e Roma avrebbe risolto il suo problema con la complicità di quelle amministrazioni locali prone ai grandi interessi.
Niente e’ più nostro! Con l’acquisizione di GAIA SpA da parte della neonata Lazio Ambiente SpA per 14 milioni di euro così come da ultima offerta e ritenuto congruo dall’Amministrazione Straordinaria, contro gli 80 milioni della base d’asta relativa al precedente bando di gara, il nostro territorio e’ stato definitivamente svenduto. Sarà ancora più difficile realizzare raccolte differenziate e cicli dei rifiuti orientati al recupero e riciclo in quanto a dettar legge saranno le aziende municipalizzate romane e gli interessi dei privati a loro legati.
Attiviamoci, in qualunque modo attiviamoci! Perdere questa partita significherebbe non aver più diritto di autodeterminate il futuro del nostro territorio e dei nostri figli, che dovranno migrare altrove per tentare di trovare un lavoro dignitoso.
Abbiamo già intrapreso le vie legali, ma la reattività cittadina e’ fondamentale.
Se oggi non chiediamo con forza il rispetto del diritto all’abitare passeremo alla storia come ottusi che, in cambio di pochi miserevoli favori clientelari hanno definitivamente condannato un territorio che poteva , una volta per tutte, risorgere.
Il giorno sette ed otto giugno 2012 si è tenuto a Bruxelles presso la sede del parlamento europeo, un seminario promosso dall’eurodeputato Niccolò Rinaldi, rivolto agli amministratori dell’Italia Centrale. Gli incontri erano finalizzati ad informare gli amministratori degli Enti Locali riguardo la corretta gestione dei fondi strutturali europei ed i criteri con i quali impostare i progetti.
I lavori si sono aperti con un escursus sulla situazione di difficoltà dovuta in primo luogo ai conflitti di competenza tra enti ma anche alla scarsa informazione che amministratori, parti sociali e cittadini hanno a riguardo di queste opportunità che l’Europa da anni offre.
Il Coordinamento Valle del Sacco (CVS) è stato loro ospite, per esporre lo stato di disagio della popolazione, e la mancanza di un serio progetto di risanamento del territorio.
Per quanto ci riguarda è stato interessante ascoltare il primo cittadino di Capannori, Comune della Toscana, che ha spiegato come siano riusciti a realizzare un ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti che attualmente ottiene una percentuale di raccolta differenziata elevatissima. Peraltro le ultime scelte che hanno compiuto sono quelle di eliminare completamente da ampie zone della sua cittadina la raccolta ed il conferimento della frazione umida attraverso la promozione massiva dell’ autocompostaggio, con un significativo risparmio in bolletta.
Inoltre abbiamo appreso anche delle grandi difficoltà che ha avuto nel far comprendere la sua azione a livello regionale all’interno del suo stesso partito politico.
Per il nostro coordinamento e’ stata importante la seconda giornata .
Dopo la conferenza dei funzionari addetti alla gestione dei fondi strutturali, abbiamo avuto l’opportunità di relazionare, lo stato di dissesto ambientale della nostra valle nella sua completezza.
Abbiamo avuto così modo di mostrare il logo del coordinamento – l’ape arrabbiata, marker dell’inquinamento -, spiegare il perché ci siamo aggregati e unito le forze di tutti i cittadini associati, in particolar modo nei territori di Colleferro, Paliano ed Anagni.
Partendo dalla storia dei primi insediamenti industriali, abbiamo illustrato il perché, secondo noi, nel nostro territorio sono da sempre state localizzate le industrie ad alto impatto ambientale che hanno determinato le servitù ancor oggi in essere: le produzioni belliche, il pesante polo chimico per la produzione di insetticidi e composti chimici ed il cementificio a Colleferro; il polo farmaceutico nato con la Cassa del mezzogiorno più a sud; le industrie di oggi, soprattutto quelle per l’incenerimento di rifiuti e pneumatici, oltre che di biomasse. Grande impressione hanno suscitato le mappe che evidenziano come nel raggio di pochi chilometri si concentrano un numero considerevole di impianti. Anche i fotogrammi che riguardano la discarica di Colle Fagiolara e la sua storia, le continue proroghe determinate dalle logiche emergenziali hanno impressionato i presenti.
Di seguito sono stati elencati i processi in corso, la storia delle denunce, la mancata messa in sicurezza dei siti inquinati a dispetto delle ingiunzioni, gli esposti, i ricorsi al TAR, le sentenze della Corte dei Conti per danni alla Cassa depositi e prestiti e al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Abbiamo segnalato che Regione e Provincia, ancora aprono procedute di Vas e Via analizzando il singolo impianto proposto (come nel caso della Turbogas di Colleferro), non contemplando la necessità di verificare il contesto nel quale si inserisce l’impianto.
Le mappe che mostrano i siti inquinati e gli impianti presenti nelle nostre aree industriali, ma anche lo stato di abbandono dei siti industriali dismessi come quello di Castellaccio, la storia delle denunce e l’alto numero di processi in corso, hanno lasciato ai presenti un ampio margine di riflessione.
Questi amministratori sono rimasti sopratutto stupiti del fatto che le ipotesi di reati sono state segnalate agli organi giudiziari da cittadini singoli o associati, e mai da istituzioni, un chiaro esempio di come la politica nel nostro territorio non e’ stata in grado di sollecitare i controlli e governare le dinamiche in atto.
Gli attestati di solidarietà sono stati molti ed anche l’intenzione di sostenere le nostre rivendicazioni attraverso una costante opera di assistenza e consulenza. Molti partecipanti si sono dichiarati disposti ad avviare nel nostro territorio delle partnership che trovino il modo di replicare le buone pratiche realizzate altrove.
Il prossimo passo in Europa sarà chiedere audizione alla Commissione petizioni, la stessa che ha di recente accolto le istanze di Corcolle, per tentare di bloccare quanto previsto dal piano rifiuti della Regione Lazio.
La relatrice del CVS Rosamaria Chimisso, afferma che questo e’ un primo traguardo, importante ed incoraggiante, si apre uno spiraglio ed è necessario saperne approfittare. L’ impegno deve continuare con costanza e metodo.
Il CVS infine ringrazia l’on. N. Rinaldi per l’interessamento e la squisita ospitalità, nonché gli amici dei circoli di Italia dei Valori di Genazzano e Paliano che hanno voluto favorire questa iniziativa.
Si è riunito ieri, 3 maggio 2012 a Colleferro, il Coordinamento Valle del Sacco (CVS) per programmare le azioni da intraprendere sul territorio. Le parole chiave ribadite nella riunione, a cui hanno partecipato realtà associative, rappresentanti politici e singoli cittadini si possono riassumere nella condivisione degli obiettivi da raggiungere attraverso la messa in atto di pratiche costanti di sensibilizzazione sia dei cittadini residenti, che delle amministrazioni della Valle in modo da poter superare i confini provinciali di Roma e Frosinone attraverso il senso di appartenenza ad un territorio che non è riuscito ad erigere barriere geografiche quando sono state compromesse in modo grave le matrici ambientali. Obiettivo di grande attualità da considerarsi primario è quello dei rifiuti sul quale si è concentrata la discussione e per il quale si procederà su diversi piani di intervento che prevedono in prima battuta la necessità di essere rappresentati localmente nel ricorso al TAR contro il piano della Regione Lazio, azione supportata anche da attività di denuncia presso la Comunità Europea. Necessario nel frattempo rendere la cittadinanza consapevole e cosciente di come un piano rifiuti così come concepito possa essere dannoso per le comunità locali.
Per semplificare lo strumento di divulgazione è stato deciso di redigere una piattaforma programmatica territoriale al fine di ribadire i concetti fondamentali di un ciclo dei rifiuti che possa essere veramente considerato virtuoso, a cui si affiancherà una petizione popolare che verrà sottoposta attraverso iniziative che vedranno i componenti del coordinamento proporsi nei diversi comuni della Valle. Inoltre è stato ritenuto indispensabile attivare pratiche di mobilitazione che avranno lo scopo di portare all’attenzione di tutti i gravi disagi che corrono e potranno correre i comuni di Colleferro, Anagni e Paliano, da noi definito triangolo industriale dei rifiuti con vecchi e possibili nuovi insediamenti. Questa fase, oramai non più preliminare, ha lo scopo di costituire un’unità di controllo che possa permettere con strumenti di diversa natura di preservare ambiente, salute e occupazione, assumendo come esempio negativo un passato che ha volutamente dimenticato i diritti primari del cittadino e permettere al futuro di essere meno lontano e irraggiungibile.
Teniamo a precisare che, chi cerca di mistificare un lavoro così importante a livello sociale con l’intento di ramificarsi nella costruzione di un nuovo modello di società non più subordinato a criteri di logiche puramente economiche, rappresenta per tutti un pericolo e non di meno una grave mancanza di rispetto per una volontà popolare necessaria, non più prorogabile.
425.000 tonnellate di rifiuti, questa è la quantità complessiva che, da quanto si evince nel Memorandum del Ministero dell’Ambiente, dovrà essere trattata nei previsti nuovi impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB).
I conti tornano! 125.000 sono le tonnellate che si vorrebbero trattare a Colle Fagiolara (Colleferro); 300.000 quelle indicate da AMA-ACEA per l’impianto simile di Castellaccio (Paliano). In sintesi se si attueranno questi progetti nel raggio di circa 7,5 Km del nostro territorio vedremmo concentrati: una discarica di rifiuti, due impianti di TMB, due linee di incenerimento rifiuti, una linea di incenerimento pneumatici, una linea di incenerimento biomasse, due discariche di rifiuti tossici, una linea di produzione cemento. Perché a dispetto dei dati epidemiologici e del dissesto in atto nel territorio si preferiscono queste scelte?
Tutto ruota intorno alla discarica di Colle Fagiolara che si vuole continuare a portare avanti con l’aumento autorizzato di un milione e mezzo di metri cubi in più oltre a quelli già esistenti. Sarà di fatto interrato in discarica un rifiuto tal quale macinato , a meno di circa un 25% trasformato in CDR di alimentazione agli inceneritori, nella speranza così facendo di non incorrere in sanzioni europee con i soliti giochi di prestigio. Nessuno ha voluto verificare l’ idoneità di questo sito con i contraddittori iter autorizzativi del passato. Nessuno ha preso in considerazione i verbali dei NOE redatti al momento del sequestro riguardante i vicini inceneritori. Nessuno ne ha controllato il rispetto delle prescrizioni per la messa in sicurezza. Nessuno ha valutato che questi impianti sono oramai arrivati al loro fine vita. La cosa che inquieta é il fatto che é stata lasciata nel cassetto anche la relazione della commissione bicamerale di indagine sugli inceneritori di Colleferro che descrive il nostro territorio come penetrato da organizzazioni malavitose. Ulteriore riprova sono le motivazioni della sentenza del TAR Lazio riguardante l’impianto di incenerimento Car Fluff di Anagni, dalle quali si evince che il principio di precauzione assume nel nostro territorio maggiore consistenza data l’elevata compromissione di carattere ambientale. Nella stessa direzione si era espressa l’area di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Lazio in fase di autorizzazione, che è stato negata.
E’ lecito domandarsi il perché sul tavolo delle scelte non vengano prese in considerazione le documentazioni tecniche che attestano l’inequivocabile drammatico stato di fatto. Per la seconda volta il portavoce Rosamaria Chimisso del Coordinamento della Valle del Sacco, oltre a descrivere il nostro malessere, ha espresso al Segretario Generale del Ministero dell’Ambiente, la necessità di poter accompagnare un loro rappresentante autorevole a visionare attentamente i siti dove si vogliono localizzare gli impianti, e condurre finalmente un serio dibattito pubblico. In questo modo le popolazioni del territorio avrebbero, una volta per tutte, la possibilità di venire a conoscenza di quanto riserva il futuro, al fine di decidere serenamente se vale la pena di restare o andarsene dai luoghi in cui attualmente vivono. Il segretario ha affermato che inoltrerà le richieste al Ministro Clini; ci attendiamo che la politica del dire venga sostituita da quella del fare.
In attesa di risposte concrete e per dare un segnale forte di unità di intenti, i promotori del neo costituito Coordinamento della Valle del Sacco oltre a preparare il ricorso al TAR sul piano rifiuti opportunamente nascosto in un supplemento del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 14 marzo 2012, oltre a raccogliere firme per una petizione popolare di sensibilizzazione, oltre a presentare una mozione unica sulla questione rifiuti nei consigli comunali, invitano i loro concittadini a partecipare alla manifestazione che si terrà ad Albano sabato 14 aprile alle ore 15,30. L’intento è di proseguire con iniziative di mobilitazione locale che vedano i cittadini protagonisti di scelte che purtroppo negli ultimi decenni sono state fatte da pochi, quelli che con ostinazione vogliono decidere per tutti, rivendicando con arroganza per l’ennesima volta una delega in bianco. STACCHIAMOGLI LA SPINA!